Fa anche rima, il nuovo progetto (più regia) di Corrado d'Elia.
"La Leggenda di Redenta Tiria" di Salvatore Niffoi è un omaggio alla poesia, alle storie meravigliose di una terra magica e ... alla vita ritrovata.
La storia. Ad Abacrasta nessuno mai muore di vecchiaia. Tutti gli uomini, arrivati a una certa età, si impiccano con una cinghia e le donne usano la fune. Al bambino che chiede il perché la nonna risponde che quando la Voce chiama tu non puoi fare altro che ubbidire. Un giorno, però, in paese è arrivata, non si sa da dove, una donna cieca, con i capelli lucidi come ali di corvo e i piedi scalzi. Ha detto di chiamarsi Redenta Tiria, e di essere figlia del sole. Da allora, ad Abacrasta, la gente ha smesso di impiccarsi.
Corrado d'Elia attore, regista fondatore e direttore del Circuito Teatri Possibili incontra Salvatore Niffoi, tra i più grandi scrittori italiani viventi (premio Campiello 2006).
Scopre, si innamora del suo scrivere, della sua poetica e adotta il suo raccontare di una terra e della sua gente, le storie, le passioni di una Sardegna profondamente magica, cruda e autentica come i suoi meravigliosi contrasti.
Un'isola densa di storia, tradizioni e credenze, dove tutto è tanto terreno quanto mistico; una terra i cui i profumi si fondono pungenti e deliziosi allo stesso tempo, alla vita, alla morte, al destino.
Prende così forma il desiderio e la necessità di Corrado d'Elia di portare in teatro “La Leggenda di Redenta Tiria”.
Conosce Salvatore Niffoi, con il quale stabilisce una profonda intesa artistica, spirituale e un'amicizia profonda.
Per raccontare questa storia sceglie le sonorità e le intense emozioni che una grande artista sarda con le sue canzoni riusciva a trasmettere, Marisa Sannia.
La prosa di Niffoi si caratterizza per la commistione di italiano e sardo, sia dal punto di vista lessicale che sintattico. Una scelta voluta e necessaria, come lui stesso afferma, che non vuole tenere lontani i lettori che non conoscono il suo idioma, bensì di dare alle cose il nome che hanno.
Degne di nota sono le sue descrizioni, che prevalgono sui dialoghi e che hanno una incredibile capacità di restituire i colori e gli odori, ma anche i rumori (anche mediante l'uso delle onomatopee), sollecitando i sensi e regalandoci meravigliosi spaccati di "sardità".
Dal 1 al 27 aprile 2010
Teatro Libero
Milano
Teatro